“Non sono pagato abbastanza per questo”: il lato oscuro di Facebook che nessuno può vedere | Verità da shock
Facebook Androidplanet
Trevin Brownie ha deciso di portare avanti una causa contro l’azienda e Meta per violazione dei diritti umani e risoluzione illegale del contratto di lavoro.
La denuncia è stata presentata insieme ad altre 183 persone che hanno lavorato come moderatori per l’azienda. Secondo Brownie, il suo lavoro consisteva nel guardare video di contenuti estremamente violenti e disturbanti, inclusi casi di pornografia minorile, bestialità, necrofilia, violenza contro persone e animali, e decapitazioni. Durante la sua carriera, ha affermato di aver visto almeno mille video di decapitazioni.
Gli ex dipendenti sostengono che lavorare come moderatori di contenuti ha avuto un grave impatto sulla loro salute mentale e che l’azienda ha violato i loro diritti umani. Lavorare nella “fabbrica digitale dei social media”, affermano, può danneggiare irreparabilmente la psiche dei lavoratori, proprio come il lavoro nelle fabbriche dell’era industriale danneggiava i corpi dei lavoratori.
L’azienda Sama, collegata a Meta, ha impiegato migliaia di moderatori in tutto il mondo, inclusi paesi come Kenya, Sudafrica, Etiopia, Burundi, Somalia e Uganda. Tuttavia, dopo quattro anni, l’azienda ha deciso di interrompere il progetto, chiudendo il contratto con Facebook e licenziando il personale dedicato alla moderazione dei contenuti. Ci sono attualmente tre casi aperti in Kenya contro Meta riguardanti il licenziamento ingiusto di moderatori.
Questi casi hanno implicazioni globali, poiché sollevano importanti questioni sulle condizioni di lavoro e la salute mentale dei moderatori di contenuti sui social media. Molti lavoratori hanno riportato disturbi post-traumatici e problemi di salute mentale a causa del loro lavoro, ma spesso non ricevono adeguato supporto psicologico. In precedenza, Facebook ha accettato di pagare una somma considerevole per risolvere una causa negli Stati Uniti e fornire cure per la salute mentale ai moderatori di contenuti americani. Tuttavia, i casi in Kenya rappresentano i primi depositati al di fuori degli Stati Uniti che cercano di cambiare le condizioni di lavoro dei moderatori dei contenuti.
Il lato oscuro del Social Network
Se queste cause avranno successo, potrebbero portare a un miglioramento delle condizioni di lavoro per i moderatori di contenuti non solo in Kenya, ma anche in tutto il settore dei social media. Inoltre, sollevano importanti questioni sulla responsabilità delle aziende nel garantire la sicurezza e il benessere dei loro dipendenti che sono esposti a contenuti violenti e disturbanti durante il loro lavoro di moderazione.
Molti lavoratori hanno riportato disturbi post-traumatici e problemi di salute mentale a causa del loro lavoro, ma spesso non ricevono adeguato supporto psicologico. In precedenza, Facebook ha accettato di pagare una somma considerevole per risolvere una causa negli Stati Uniti e fornire cure per la salute mentale ai moderatori di contenuti americani. Tuttavia, i casi in Kenya rappresentano i primi depositati al di fuori degli Stati Uniti che cercano di cambiare le condizioni di lavoro dei moderatori dei contenuti.

La necessità di supporto psicologico
Lavorare nella “fabbrica digitale dei social media”, affermano, può danneggiare irreparabilmente la psiche dei lavoratori, proprio come il lavoro nelle fabbriche dell’era industriale danneggiava i corpi dei lavoratori. L’azienda Sama, collegata a Meta, ha impiegato migliaia di moderatori in tutto il mondo, inclusi paesi come Kenya, Sudafrica, Etiopia, Burundi, Somalia e Uganda.
Se queste cause avranno successo, potrebbero portare a un miglioramento delle condizioni di lavoro per i moderatori di contenuti non solo in Kenya, ma anche in tutto il settore dei social media. Inoltre, sollevano importanti questioni sulla responsabilità delle aziende nel garantire la sicurezza e il benessere dei loro dipendenti che sono esposti a contenuti violenti e disturbanti durante il loro lavoro di moderazione. È fondamentale affrontare questo lato oscuro del social network e proteggere la salute mentale dei lavoratori coinvolti.